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Oriente e Occidente. Fondamenti per lo sviluppo dei popoli

 

L'incontro, organizzato in collaborazione con la Banca Popolare di Verona – sgsp S.p.A., ha avuto grande successo, e il pubblico ha indubbiamente apprezzato gli interventi dei relatori, tesi ad approfondire un tema attualissimo, a poche ore dall'elezione del Presidente americano, con implicazioni importanti a livello politico, economico, religioso e più generalmente culturale.

Se nelle parole di introduzione del Presidente della Fondazione avv. Carlo Fratta Pasini abbiamo percepito come sia stata fatale per l'Occidente l'assenza di amore per le proprie radici, non ultima causa di una crisi finanziaria epocale che ora fa temere anche per il futuro, nella riflessione del Cardinale Scola è emersa la necessità di rivedere il concetto di innovazione, che «non si ottiene rompendo con la tradizione, che non è ripiegamento sul passato ma attitudine all'avventura».

È nota da tempo l'attenzione del Cardinale Angelo Scola verso i temi del confronto interculturale con le varie civiltà, tanto che a lui si deve la metafora del «meticciato di civiltà», di cui Venezia può essere considerata un emblema, e di cui la Chiesa cattolica stessa è un esempio, con i suoi vescovi sparsi nel mondo; e a riprova del suo interesse c'è il Centro di Studi e Ricerche Oasis, nato nel 2004 per promuovere la reciproca conoscenza tra fedeli cristiani e musulmani, e in cui cristiani e islamici lavorano insieme. È importante, ha precisato ancora il Cardinale, il dialogo con l'Islam, perché se da un lato l'Occidente ha imparato a dialogare con la Cina e con l'India, ha imparato a conoscere le culture dell'Oriente e le sue civiltà millenarie, allo stesso modo deve impegnarsi per conoscere gli islamici. È importante «non ridurre la fede a fatto individuale o a trasformarla in religione civile come collante della società». Scola ha ribadito come ci sia bisogno di «uomini che non temono i processi storici per quanto turbolenti e chiamano bene il bene e male il male» sia in ambito politico che nell'economia e nella finanza. D'altra parte, «i processi non domandano il permesso per accadere nella storia, e sta qui l'importanza dell'azione educativa della Chiesa».

Angelo Ferro (Presidente nazionale dell'UCID – Unione Cristiana Imprenditori e Dirigenti), ha affrontato il tema dal punto di vista culturale, mettendo a confronto i cosiddetti "valori asiatici" con il tradizionale eurocentrismo, ed evidenziando comunque come «il pre-giudizio pro-europeo» non vada completamente sostituito con una «nuova asimmetria, quanto ai valori, questa volta a favore dell'Asia a scapito dell'Europa». D'altra parte la caratteristica fondamentale della cultura economica occidentale, basata sulla separazione decisa tra profitto ed etica, si scontra con il successo economico dell'Oriente, in cui molti valori sono maggiormente orientati verso principi di lealtà sociale e individuale, influenzati anche da tradizioni millenarie in cui religioni come il confucianesimo e il buddismo hanno senz'alto avuto un ruolo importante.

Se da un lato quindi la gestione dell'economia deve essere efficiente per poter raggiungere i suoi scopi, è del tutto limitativo basarsi su un'economia "darwiniana", in cui non ci sia sensibilità verso la diminuzione delle disuguaglianze. La mancanza di valori etici basilari ha portato l'economia occidentale a forme di speculazione finanziaria senza controllo che hanno prodotto danni enormi, così come danni enormi hanno prodotto le legislazioni orientali troppo permissive e poco attente alla dignità della persona e ai suoi diritti umani fondamentali. Ma l'Oriente e l'Occidente hanno ottenuto entrambi grandi successi: per comprendere le ragioni di tali risultati è necessario «fondarsi su alcune basi valoriali articolate: l'applicazione di un sano pragmatismo, la conquista di un'etica orientata alla cooperazione, l'irrobustimento della tolleranza, il risalto alla persona e alla figura dell'uomo nel processo produttivo». Oriente e Occidente hanno quindi qualcosa da offrire e qualcosa da imparare l'uno dall'altro, nella tensione verso il bene comune e la cooperazione.

Gianni Locatelli, direttore della rivista «Etica per le professioni», già direttore del «Sole24Ore» e della Rai TV, ha sottolineato come l'economia sia una componente intimamente legata allo spirito umano, e come l'antica contrapposizione tra religione ed economia – e soprattutto tra economia e fede – sia ormai ampiamente superata. D'altra parte «il rispetto dell'uomo come persona impone il rispetto della sua iniziativa e della sua capacità di produrre ricchezza», e la responsabilità personale si manifesta anche in funzione del bene comune, nella capacità di produrre ricchezza e sviluppo. Il vero problema, dunque, è come far valere i principi non solo per quelli che ci stanno vicino, ma anche per quanti non la pensano come noi, ed è questo il vero dramma della globalizzazione. La conciliazione tuttavia si può trovare, mettendo in comune le diversità, trovando dei compromessi, delle «regole politiche orientate al bene comune che sono al di là delle concezioni, delle tesi, delle culture, ma servano all'uomo in quanto tale».

La globalizzazione, prosegue Locatelli, è anche una nascita. Ci sono popolazioni, donne e uomini, che nascono ed emergono nella storia attraverso il passeggio presente, faticoso e spesso tragico della globalizzazione. È qualcosa che nella storia si è sempre ripetuto, ma da questo entrare nella storia attraverso il sacrificio nascono nuove vite: figli e nipoti saranno interpreti di una nuova realtà.

In linea gli interventi dei relatori:
relazione Angelo Scola (link a Patriarcato di Venezia)
relazione_Angelo_Scola (pdf)
relazione Angelo Ferro (pdf)
relazione_Gianni_Locatelli (pdf)