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Passione e professionalità negli interventi al convegno sulla criminalità organizzata

L'incontro ha avuto come autorevoli relatori il procuratore di Reggio Calabria Nicola Gratteri, in prima linea nella lotta contro la 'ndrangheta, di cui ha raccontato l'evoluzione nel libro "La malapianta" (Mondadori, 2009), Giovanni Castaldi, Direttore dell'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia, e il procuratore di Verona Mario Giulio Schinaia.
Nicola Sartor, coordinatore dell'incontro e docente di Scienza delle finanze all'università veronese ha sottolineato come l'opinione pubblica sia colpita dagli omicidi di mafia, ma sia molto più sfumata la percezione sulla diffusione del riciclaggio in attività lecite del denaro frutto delle attività criminose. Per il professor Sartor è quindi necessario elevare la sensibilità su questi argomenti e non cadere nell'equivoco che confina le organizzazioni criminali in contesti territoriali definiti e localizzati. "L'utilizzo dei proventi delle attività criminali per l'acquisto di attività commerciali o partecipazioni finanziarie condiziona l'economia – ha affermato Sartor – e denuncia la fragilità delle nostre democrazie."

A darne conferma è stato il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Nicola Gratteri, il quale ha fornito un sintetico resoconto di come sia cambiata la  'ndrangheta dagli anni '70 ad oggi.

Questa organizzazione malavitosa – ha raccontato – si differenzia dalle altre per non aver mai aderito allo stragismo e aver sempre tenuto un basso profilo, cercando invece accordi con le istituzioni. Questo ha permesso alla ‘ndrangheta di diventare leader nell'importazione di cocaina in Italia, trattando direttamente con i cartelli colombiani. Il reddito che ne deriva è spaventosamente alto e viene riciclato al centro-nord e in Europa, dove è più facile nascondere la ricchezza. "Bisogna dimenticare lo stereotipo dello 'ndranghetista con la coppola e il fucile – ha aggiunto Gratteri – Oggi è un primario, un professore universitario o un amministratore pubblico, con il potere di decidere e condizionare lo sviluppo del territorio." Pur elogiando la professionalità delle forze dell'ordine, Gratteri ha denunciato la mancanza di un'omologazione dei codici penali comunitari per lottare con strumenti condivisi. "Perché, anche se non si percepisce, quello delle mafie è un problema europeo. – ha ribadito – La criminalità organizzata compra attività dappertutto perché ha moltissimo denaro da ripulire e in ogni città europea ci sono locali e attività di proprietà delle mafie. Indagare sul riciclaggio è difficilissimo – ha concluso – perché si realizza in Paesi dove non  avvengono reati visibili."
Giovanni Castaldi, Direttore dell'Unità di Informazione Finanziaria della Banca d'Italia,  a cui la legge attribuisce il compito di prevenire il riciclaggio attraverso il sistema finanziario ed economico, ha rivelato che la Banca d'Italia ha scoperto circa 15.000 operazioni sospette nella prima metà del 2010, il 52 per cento in più rispetto all'anno precedente (cfr. Banca d'Italia, UIF, Rapporto Annuale 2009). La maggior parte delle segnalazioni, che vengono poi girate all'autorità giudiziaria, riguardano la Lombardia, seguita da Lazio e Campania. Il Veneto è al 7° posto.
Per il capo della Procura di Verona Mario Giulio Schinaia bisogna rendersi contro che il fenomeno è ormai transnazionale e non credere che Verona, o il nord, ne siano immuni. Confermando che ci sono indagini in corso, ha fatto riferimento a recenti fatti di cronaca, in particolare il sequestro di ingenti quantitativi di armi e droga che sono spie di un fenomeno presente e attivo. Ha poi posto l'accento sulla pochezza degli strumenti a disposizione delle Procure per contrastare la criminalità, dalla "risibilità delle sanzioni per i reati finanziari al fatto che Verona non è sede né di Direzione distrettuale antimafia né di Corte d'appello, quindi trasferire continuamente gli atti a Venezia frena le indagini e il corso della giustizia». Infine ha messo sotto accusa la logica del profitto (pecunia non olet) che induce a non farsi domande sulla provenienza di certo denaro, magari utilizzato per acquistare esercizi pubblici. «A me fa più paura la mafia che non uccide rispetto a quella dei morti ammazzati – ha concluso –  e a Verona la mafia non uccide».