La strumentazione di Mozart

A cura del Maestro Nicola Guerini

La produzione strumentale di Mozart comprende organici diversi a partire dalle composizioni giovanili per soli archi o di soli fiati ed arrivare successivamente a varie combinazioni di archi e fiati, con le quali ottiene misture e sfumature sempre più interessanti. Già dalla giovinezza Mozart possedeva questa ricerca per il timbro orchestrale e per il suono particolare di ogni strumento. Nelle sue prime sinfonie e divertimenti il suono caldo e metallico degli oboi, o dei soli corni, si mescola con quello degli archi.
Fra le Marce che ci sono giunte, circa una dozzina, si trovano le più varie formazioni: 2 corni e archi (KV 246, 290, 445) o per solo fiati (2 oboi, 2 clarinetti, 2 corni, 2 fagotti) nel KV 384d. Il flauto compare raramente nelle serenate e divertimenti, a meno che si tratti di complessi di fiati piuttosto numerosi ( corno inglese, corno di bassetto, clarinetto, fagotto). Se le trombe, tanto amate dal compositore salisburghese, conferiscono al suono orchestrale una raggiante festosità, ma anche una certa ampiezza espansiva, anche i tromboni vanno ricordati tra gli strumenti usati negli organici più grandi, come nell’opera Die Zauberflote o nel Requiem KV 626. La sua grande predilezione, però, era soprattutto per i clarinetti, di cui a Salisburgo dovette fare a meno. Appaiono, infatti, per la prima volta nel Divertimento KV 113, scritto a Milano nel 1771 e nelle Sinfonia Parigi KV 300a del 1778.
Nella sua ricchissima produzione Mozart si dedica scrupolosamente alla forma del concerto dedicando al clarinetto, all’oboe, al fagotto, al corno di bassetto, al flauto e all’arpa, pagine di grande ricchezza espressiva e impegno tecnico oltre al grande interesse per la famiglia degli archi come il Concertone per due violini solisti e orchestra KV 190 del 1773, il Rondò per violino e orchestra KV 373, eseguito raramente, e i cinque Concerti per violino e orchestra (KV 207,211, 216, 218, 219), scritti nel 1775, quando la sua abilità di esecutore aveva raggiunto il vertice. Anche se dal 1783 la sua ricerca timbrica si era evoluta (Sinfonia Linz KV 425 e la Praga KV 504), lo stile sinfonico di Mozart non cede mai alla tentazione di scrivere per una grandissima formazione orchestrale.
Per lui era più importante la trasparenza della struttura musicale e non si serviva della forma della sinfonia per scopi pseudodrammatici;….” lo spirito non ha bisogno del tuono orchestrale”. Ciò vale a dire in particolare per le tre Sinfonie dell’estate del 1788 che, qualunque sia stata la circostanza che le ha viste nascere, sono collegate l’una all’altra più intimamente di altri numeri successivi del catalogo Koechel. Esse infatti sono complementari nello spirito, nello stato d’animo e nel colore orchestrale e costituiscono la grande evoluzione sinfonica di W.A.Mozart. Nella Sinfonia in sol minore KV 550 Mozart, infatti, pensò di modificare l’organico aggiungendo successivamente due clarinetti e ritoccando la parte degli oboi come risulta dalla seconda versione del 1791.