Concerto di Natale

La notte del 12 dicembre 2008 si scalda con le note augurali del concerto di Natale. Il Concerto, organizzato dall’Università degli Studi di Verona assieme all’Amministrazione comunale e con il contributo di Banca Popolare di Verona e Fondazione Giorgio Zanotto, è gratuito previo ritiro del biglietto. Note d’augurio è un omaggio alla città di Verona a conclusione delle manifestazioni per il 25esimo anniversario d’istituzione dell’Università degli Studi. Il concerto nasce dalla comune volontà, oltre che dell’ateneo scaligero e del Comune anche di tutte le istituzioni coinvolte, di riaffermare l’impegno a promuovere cultura e ricerca quali fattori determinanti per il futuro della comunità veronese. Di grande spessore culturale la proposta della Fondazione Arena. Verrà, infatti, eseguita la Petite Messe Solennelle di Gioachino Rossini, opera per la prima volta eseguita a Parigi il 24 febbraio 1869, a pochi mesi dalla scomparsa del grande maestro marchigiano. L’esecuzione è affidata a Marco Faelli, le voci saranno di Manuela Schenale, soprano, Alessandra Andreetti, contralto, Giuseppe Varano, tenore e Marco Camastra, basso. Ai pianoforti Maria Cristina Orsolato e Patrizia Quarta, all’harmonium Francesca Zancanaro. Il concerto si terrà al Teatro Filarmonico alle ore 20.30 L’ingresso è ad invito I biglietti, gratuiti, potranno essere ritirati presso la biglietteria del teatro, dal martedì al venerdì dalle 9 alle 12 fino ad esaurimento delle disponibilità.   NOTE SULLA PETITE MESSE SOLENNE (1863)   La Petite Messe Solennelle è l’opera più matura di un Rossini ormai ritiratosi a vita privata a Parigi, conscio dei mutamenti stilistici del XIX secolo e soprattutto consapevole di essere stato uno straordinario epigono di una scuola compositiva che aveva segnato il passaggio dal secolo dei lumi al romanticismo. Nella prima versione, è scritta per 4 solisti, un coro di 8 cantanti, 2 pianoforti e un armonium; 12 cantanti dei 3 sessi, come indica l’autore, chiedendo scusa al Signore se alcuni interpeti dovranno cantare “con voce falsa”. Un omaggio anacronistico alla prassi che voleva che le donne tacessero in chiesa, un tributo incompleto per la simultanea presenza di voci femminili: un ponte tra il settecento dei grandi interpreti evirati e la seconda metà dell’800 dominata dalle voci eroiche verdiane e wagneriane. Si immagina facilmente come l’esecuzione della Petite Messe richieda vocalità di straordinaria capacità tecnica, in grado di ormamentare belcantisticamente, ma anche di ascendere all’acuto con vigore. Per tale motivo la versione cameristica dell’ultima messa di Gioachino Rossini si è fatta a lungo preferire a quella strumentata dallo stesso autore per orchestra sinfonica ed eseguita postuma il 24 febbraio 1869 al Théâtre Italien di Parigi. Il Maestro fu sollecitato a realizzare la versione per orchestra e taluno ritiene che se egli, alla fine, si sia convinto a porvi mano, sia stato esclusivamente per evitare che altri lo facessero in sua vece post mortem. Sia quel che sia, oggi le due versioni coesistono nei cartelloni dei teatri e nei cataloghi discografici, anche se vi è un netto prevalere della versione cameristica, anche nelle preferenze del pubblico dal palato più fine, meglio disposto a percepire le sfumature vocali con un accompagnamento più sobrio. Dall’epistolario apprendiamo che il Maestro provvide a “strumentare all’antica” affinché “altri non la strumenti alla moderna”. Ancora, passeggiando tra prefazioni, diari e corrispondenze troviamo, autografi del Maestro, i seguenti passi molto significativi e caratteristici della personalità rossiniana: Buon Dio, ecco terminata questa povera piccola Messa. Io sono nato per l’opera buffa, Tu lo sai bene ! Poca scienza, poco cuore, ecco fatto! Sii dunque benedetto e concedimi il Paradiso …” “La Piccola Messa Solenne, a 4 parti con accompagnamento di 2 pianoforti e armonium, è stata composta durante la mia villeggiatura a Passy. Dodici cantanti di tre sessi , maschi, femmine e castrati saranno sufficienti per la sua esecuzione: otto per il Coro, quattro ‘a solo’, totale dodici cherubini. Buon Dio, perdonami il raffronto seguente. Pure dodici sono gli Apostoli e, rassicuraTi, affermo che nella mia cena non ci sarà Giuda e che i cherubini canteranno nel giusto e ‘con amore’  le Tue lodi e che questa piccola composizione sarà l’ultimo peccato mortale della mia vecchiaia.” Scarica il programma