Mettersi in gioco per essere genitori

A portare la loro testimonianza monsignor Massimo Camisasca, superiore generale della Fraternità dei missionari di San Carlo Borromeo, padre spirituale dei 150 seminaristi della sua fraternità, e il professor Alessandro Meluzzi, psichiatra e psicoterapeuta fondatore della comunità «Agape madre dell'accoglienza». Ad introdurre l'incontro e a portare il saluto dell'Università è stato il professor Giampaolo Marchi, docente di Letteratura Italiana, che ha letto i versi di Camillo Sbarbaro "Padre, se anche tu non fossi il mio padre, per te stesso, egualmente t'amerei", sottolineando il bisogno di padri nella nostra società, gravata da una diffusa insicurezza dei giovani.
Poi, sollecitati dal presidente del Centro di Cultura Europea Sant'Adalberto Carlo Bortolozzo, i due ospiti hanno spiegato la loro idea di paternità. Per Monsignor Camisasca: "Tutti siamo chiamati ad essere padri e madri, anche quelli che non hanno figli biologici. La vita non finisce con noi, ci sono molti modi di essere padri o madri e ognuno ha il suo, occorre rischiare in proprio, mettersi in gioco, perché non ci sono regole fisse." Tuttavia, nella sua esperienza, Camisasca ha individuato tre capisaldi, che ha illustrato.
"Primo: stabilire un rapporto con l'altro, arrischiarsi ad aprirsi, avere il coraggio delle parole. Rompiamo le barriere, gettiamo dei ponti, anche se non danno subito dei risultati. Dobbiamo avere il coraggio di proporre la nostra storia ai nostri figli, che è il bagaglio di esperienza che possiamo trasmettergli. Dobbiamo anche tornare a dare un nome alle cose. Coi miei seminaristi una settimana al mese lavoriamo la terra, torniamo alla materialità opposta alla virtualità che caratterizza la vita di oggi. Secondo: ascoltare, metterci sulla lunghezza d'onda dell'altro, rispettarlo nei suoi tempi e anche nelle sue lungaggini. Terzo: tenere sempre aperte le porte. E' importante che un figlio avverta sempre che c'è una casa, una stabilità a cui tornare. Aiutiamoli ad avere speranza, a credere che le difficoltà possono essere affrontate e superate. E' bello vedere che c'è qualcuno che diventerà più grande di me, più saggio e migliore e lo potrà diventare anche grazie a me. L'esito del rapporto educativo è accompagnare l'altro verso il suo infinito." Lo psichiatra Alessandro Merluzzi ha invece posto l'accento sulle cause che ostacolano la famiglia come luogo di educazione. "E' perché la famiglia è stata sostituita dalla coppia e a distinguere le due è la dimensione del dare. La coppia è un'illusione neoromantica, non può reggere da sola di fronte alle difficoltà. Prima c'era una rete di sicurezza data dal contesto sociale parentale che oggi è quasi scomparsa."
Sul rapporto tra autorità e libertà, confine critico per ogni genitore, Monsignor Camisasca ha evidenziato che solo apparentemente sembrano due parole antitetiche. "Purtroppo, come spesso accade – ha detto – si è passati da un estremo all'altro e per uccidere il padre-padrone si è fatto fuori anche il padre. Se un'autorità vuole tradursi in libertà deve rifarsi al Padre divino, che ci ha creati liberi. Io sono libero quando sono realizzato ma per questo ho bisogno di riconoscere che la cosa più importante nella vita è accettare di essere amati. Anche quando i nostri figli ci deludono o ci feriscono bisogna imparare a perdonare, altrimenti il nostro animo di raggrinza, diventiamo vecchi dentro." Per Meluzzi tutta la nostra vita psicologica parte dalla sviluppo dell'Io e l'autonomia è la tentazione originaria, vedi Adamo e Lucifero. "L'Io fatica a riconoscere il Tu, mentre scoprire il Tu è la base per incontrare il Noi. Se la dimensione dell'amore sponsale si estende al Noi, ecco che la famiglia diventa una piccola chiesa domestica."
Poi in risposta ad una domanda sui recenti fatti di cronaca di Avetrana, sul male che matura proprio in seno alla famiglia, Meluzzi ha aggiunto che il male esiste perché esiste il libero arbitrio. Satana ha potuto rifiutare Dio perché gli è stata data la libertà di farlo. "Dio, che in ebraico si dice Abbà, cioè papà – ha concluso – è il Dio dell'umiltà e della libertà."

Verona, 11 ottobre 2010